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Lettera 3 di 13 – Antidoto alla normalità

Scritto il .

Buon compleanno Floriana

[Ore 19:32 – Scrittoio sospeso. Sento Alessandro in cucina che prepara la cena. Questa sera avevo in mente di stirare, ma ho addosso quella stanchezza da cambio di stagione che mi fa venire voglia di libro e camino. Ho letto così tante storie d’amore da avere perso il senso delle proporzioni].

Carissima,
mi sembra siano passati mesi dall’ultima lettera che ti ho scritto. Il mondo si sta muovendo in modo così imprevedibile, per me, che fatico a tenere il ritmo.

Uno dei migliori amici che ho incontrato in questa vita è finito in ospedale a causa di tu-sai-cosa; una delle coppie che seguo e amo si è trovata in mezzo a un uragano; troppe persone che mi circondano stanno attraversando momenti pesanti, difficili, tristi.
Non sto ad elencarti tutti i malanni perché a quello ci pensa il tiggi, ma ti basti sapere questo:

mi sono trovata ‘con il culo per terra’!

(Tanto per essere chiara).

Nonostante l’allenamento degli ultimi mesi (o anni?) ho provato una chiara sensazione di smarrimento, impotenza, pesantezza.

Io non sono cattolica. La sono stata, un tempo, ma poi non ce l’ho fatta più. Non credo nei dogmi del cattolicesimo, perciò ho smesso di tergiversare e ho scelto di dirmi e dire la verità.

Eppure sento – fino nel profondo di me stessa – che esiste qualcosa di molto più grande di noi, qualcosa di impalpabile, indefinito, intangibile. Sento con ogni mia cellula che l’Universo, e tutto ciò che contiene, sono un miracolo.

E credo nella magia.

No, non nella magia che sposta gli oggetti o trasfigura le persone in animali. Credo in una magia profonda, impregnante, potente capace di muovere l’energia della vita. Ho proprio la certezza che io, te, tutti noi siamo assolutamente più potenti di quanto possiamo immaginare e che il nostro potere si possa esprimere solo quando accettiamo pienamente noi stesse.
Non so se possa bastare una vita per esplorare tutte le possibilità che conteniamo e arrivare a splendere quanto sono certa potremmo fare.

Ho una certezza: vale la pena prestare quotidiana e intensa attenzione alla cura di noi stesse attraverso lo studio, la lettura, la contemplazione, l’arte, la scrittura e la meditazione.

Non è umanamente possibile lasciarsi trascinare giorno dopo giorno dalla corrente, dai doveri, dalle abitudini, dalle convenzioni, dal nulla e dimenticarsi

che ogni singolo istante di questa vita è la cosa più bella che ci sia mai stata concessa.

Anche quando siamo con il culo per terra, sì.
Ma per restare connesse con la nostra natura più profonda, abbiamo bisogno di simboli. O almeno io ne ho bisogno ed è buffo (e magico) come nella mia vita tutto arrivi non appena ne ho bisogno.

Quando abitavo nel vecchio appartamento in città, spesso mi prendevo il tempo di passeggiare fino a una maestà che si trovava nel bel mezzo di un campo.
Ci ero molto affezionata.
Ho consumato le suole a forza di andarla a trovare.
Poi mi sono trasferita qui alla Tana e mi è dispiaciuto non avere più una la que sabe a portata di passeggio.

Finchè un giorno, esplorando a piedi i dintorni di casa con Alex, gli ho detto “proviamo a vedere dove si arriva andando di là” e cento metri dopo, eccola lì: la maestà dell’argine. Che meraviglia! Mi sono commossa.

Ero nel bel mezzo dei mesi più drammatici della malattia di mia mamma e mi sono sentita così accudita quando ho trovato questa nuova meta, come se davvero avessi ricevuto un abbraccio confortante.

Sono tornata molto spesso a trovare la que sabe, la baba yaga, la pachamama, la dea madre, madre terra, la prima donna.
In piedi sulla luna, coperta dal suo manto di cielo e le braccia aperte nell’atto di accogliere, custodire, consolare, indicare la via.

Per trentatrè giorni andrò da lei, in un pellegrinaggio tutto mio.

Ogni giorno le darò un nome capace di collegarla alla sua più antica forma. E per festeggiare i miei quarantatre anni ho deciso che riempirò la parete alle spalle della mia scrivania con le immagini delle donne e delle dee che hanno ispirato il mio cammino.
Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere, eppure devo ammettere che queste icone mi aiutano a rimanere in contatto con il mio nucleo e a tirare fuori il meglio di me. E data la serietà di questa lettera, adesso ti voglio far sorridere: su questa parete c’è un disegno pazzesco di una Dea che Alessandro Canu ha realizzato per me; una dea gatto creata da Lara Norscia (che verrà a fare un laboratorio di stampa al Ghirigoro e spero ci sarai anche tu!); una bellissima foto di mia mamma; un ritratto di J. B. Fletcher che ho commissionato a Francesca Capellini; due statuine di Luna Lovegood e un angelo stupendo che proviene dal primo Natale in bottega.

Immagino che con il tempo il mio altare meticcio creascerà ancora, ma per ora vanta queste illustri presenze che per me rappresentano l’occasione quotidiana di fermarmi, accendere un incenso, posare un fiore fresco, ringraziare e invocare questa infintia catena di donne, madri, dee così che mi possano aiutare a diventare ogni giorno più libera, autentica, presente a me stessa e al mondo, consapevole, viva.

Non credo possa esistere al mondo un augurio migliore per me, di questo.

Se oggi hai un attimo di tempo, chiudi gli occhi per un istante e collega il tuo cuore al mio per augurarmi buon compleanno. Sono certa che in un modo o nell’altro arriverai qui, da me.

Ti abbraccio fortissimo e spero con tutta me stessa che tu stia bene.

Tua, Floriana