Lettera 8 di 13 – Antidoto alla normalità.
L’orlo di una crisi di nervi è a giorno o arrotolato?
[Ore 16:43 – Scrittoio sospeso. Tanto per capirci, devo ancora fare il letto e non ho ancora risposto alle lettere che mi sono arrivate. Bevo un afternoon darjreling con una punta di miele e ascolto questa compilation qui: Music for living spaces . Ti avverto prima che tu vada avanti nella lettura: in questa lettera non chiudo il cerchio dei miei pensieri. È un “aperta parentesi graffa”].
Carissimə,
anche questa settimana il venerdì è arrivato quatto quatto e mi ha colta alle spalle mentre ero intenta a sistemare le cose da fare entro mercoledì. Lavori imprevisti si sono sommati a lavori imprevedibili, che sono andati ad accavallarsi all’ordinario creando un gran caos di elenchi corretti, cancellati, rivisti e mai risolti che non prevedono spazio per il piacere.
Ed eccomi qui con un’agenda fitta come un vecchio elenco del telefono e un’energia grigina che sa di denti stretti e nervi tesi.
Le notizie arrivate dal Governo in merito alla gestione degli eventi hanno generato effetti collaterali piuttosto sgradevoli su categorie già di per sé demoralizzate tra i quali rilevo fornitori (più) delusi, colleghi (più) destabilizzati e clienti (più) arrabbiati. Le giornate le sto passando al telefono, a scrivere mail, a cercare informazioni, a confrontarmi con altri professionsti, a consolare i delusi, a smorzare i toni, a fare i conti nelle tasche degli altri. Ho studiato arte e del mio lavoro amo soprattutto la parte creativa che in questo momento semplicemente non c’è. Un ‘momento’ che dura da ben più di un anno. Ecco perché se oggi mi chiedi “ami il tuo lavoro?” io semplicemente ti rispondo “no!”.
Al Ghirigoro sono giorni pesanti come l’afa della bassa nelle giornate di agosto quando non tira un filo d’aria.
La bottega non è nata per questo amicə miə, e nemmeno io. Ho desiderato con tutta me stessa creare un luogo dove andare ogni giorno a cuore alto e spirito in fermento ma ultimamente solo una piccola parte del lavoro è allineato con il mio sentire e con i miei valori. Ciò nonostante sto facendo quello che per me è ‘l’impossibile’ per non lasciare indietro niente e nessuno.
Ma non ci sto riuscendo, sai? Me ne sono accorta ieri, mentre scrivevo appunti sull’agenda. Nel mio tentativo perfezionista di essere impeccabile, ho lasciato indietro me. Nonostante le letture spirituali altissime, i percorsi, i corsi, gli oli essenziali, le sedute di yoga, il neo-sciamanesimo e i vestiti colorati, mi sono tradita lo stesso, mi sono chiesta continuamente di più, di meglio, ancora e sempre. Ho messo in discussione ogni millimetro di me e mi sono sgridata ogni singola volta in cui non sono stata all’altezza delle aspettative (le mie, soprattutto). E mi sono imposta di rinunciare al mio tempo e al mio spazio per preservare quello degli altri, per far piacere, per compiacere, per andare bene, finalmente, forse, speriamo.
Ogni giorno ho scelto gli altri.
Al mio nodo in gola ho chiesto ancora un po’ di pazienza.
Al mio bisogno di aria ho risposto aprendo la finestra.
Al mio desiderio di avventura ho regalato libri fantasy.
Al mio corpo appesantito ho promesso lunghe passeggiate, ma non adesso.
Poi, si sa, c’è la casa da pulire, la lavatrice da fare, un pranzo da organizzare, quella cosa da sistemare.
E poi ci sono:
• le-amicizie-da-coltivare che-altrimenti-resti-sola
• i-genitori-da-curare-che-con-tutto-quello-che-hanno-fatto-per-te
• i-gatti-che-poverini-già-che-li-tieni-in-casa
• i-cani-che-vengono-dal-canile-e-meritano-una-vita-felice
• i-passerotti-poveri-piccolini
• le-formiche-sul-davanzale-avranno-fame
• le-piante-da-innaffiare-che-le-hai-volute-e-adesso-le-curi
…e niente passeggiate, pigra che non sei altro! Come minimo ti meriti una sindrome metabolica, eh!
Mi sono chiesta di essere migliore. Sempre. E poi ancora un po’.
E ieri mi sono girata e mi sono accorta che non ero più lì, a coprirmi le spalle. Devo essermi separata da me strada facendo, un bel po’ di chilometri fa. Perciò mi sono fermata e mi sono messa a scrivere, che è uno dei miei modi preferiti per ritrovarmi. Poi mi sono messa le scarpe da ginnastica, le cuffiette e sono uscita per andare a fare una passeggiata fino dalla madonnina. Non appena ho fatto un passo fuori dal cancello Alex mi ha fermata e mi ha detto “prima di andare mi dai dieci minuti così mi fai vedere dove devo mettere le piante nuove che domani lo faccio?”.
“No”, gli ho risposto “adesso vado a camminare”.
E lui ha sorriso e mi ha detto “hai ragione, adesso vai a camminare. Ci pensiamo dopo!” e io l’ho amato ancora di più.
Ci devo restare un po’ a mollo in questa mancanza di amor proprio e devo sentirla fino in fondo perché ha molte cose da dirmi. Ti copio qui una poesia di Mevlana Jalaluddin Rumi che si intitola L’Ostello. Me la sono trovata tra le mani giusto ieri:
Questo essere umano è come un ostello
ogni mattina un nuovo arrivo
gioia, depressione, inutilità,
una momentanea consapevolezza
giungono come ospiti inattesi.
Accoglili e intrattienili tutti
anche se sono un gruppo di dolori
che violentemente invadono la tua casa
e la svuotano di ogni cosa.
Ugualmente tratta l’ospite con onore
forse sta preparando lo spazio per una nuova delizia.
Il cattivo pensiero, la vergogna, la malignità,
incontrali tutti sulla soglia, ridendo, e invitali a entrare.
Sii grato per chiunque arrivi,
perchè ognuno è stato mandato
come una guida dall’Aldilà.
E tu?
Tu ti ami?
Tua, Floriana