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Lettera 9 di 13 – Antidoto alla normalità

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C(h)i sei?

[Ore 17:33 – Giardino della Tana. Tavolo davanti all’ingresso. Bevo acqua e annuso l’aria. Ci ho solo aggiunto un pizzico di palo santo, giusto per fare un po’ di atmosfera. Non ho nemmeno acceso la musica perché non c’è nulla di meglio per me di questo silenzio stracarico di canti, richiami, svolazzi e fruscio di foglie].

Carissimə
venerdì ho dovuto cedere, chiudere il computer e raggiungere i miei amici per un aperitivo. In un’ora non sarei mai riuscita a scriverti. Queste lettere sono sempre lunghissimi momenti di riflessioni trascritti, corretti, riletti, rivisitati e rimescolati. Non posso occuparmene tra una cosa e l’altra, né di corsa. Ci vuole il giusto tempo, un buon spazio, la corretta postura emotiva e la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Scusami perciò se non mi hai trovata sabato mattina alle sette in punto come promesso. Arrivo di martedì, stavolta. Non so se avrai comunque tempo di fermarti un attimo qui con me, ma se ti va sappi che questa lettera mi gironzola in testa da almeno tre giorni perciò ho un sacco di cose da dirti. Devo solo capire da dove cominciare e come farmi capire.

Inizierò da qui: Lucifer.
Lucifer è una serie tv ispirata ad un fumetto che Neil Gaiman ha scritto per la DC (che ovviamente non è la Democrazia Cristiana). Io amo questo autore del quale ho letto quasi tutto (ti consiglio soprattutto e prima di qualsiasi altra cosa ‘Nessun dove’. Fino a poco tempo fa non si trovava più in giro, ma ora è stato ristampato e lo vedo sugli scaffali di ogni libreria che frequento e sappi che entro in quasi tutti i negozi di libri che incontro). Ho amato questa serie tv dalla prima puntata.
Adoro Lucifer.
Amo il personaggio.
Lucifer è il diavolo in persona.
Ha lasciato il regno degli inferi per trasferirsi a Los Angeles dove ha aperto un locale notturno, il Lux. Lucifer Morningstar è vizioso, capriccioso, seduttivo, promiscuo, egocentrico, presuntuoso, permaloso, individualista, affascinante, fragile, ironico, romantico, autocentrato, infantile, brillante, problematico e apparentemente superficiale. Lucy è un diavolo in terapia, infatti frequenta lo studio della favolosa dottoressa Linda Martin, una psicoterapeuta favolosa che in ogni seduta si trova di fronte alla corazza narcisistica del nostro bellissimo diavolo che non vuole saperne di togliere sé stesso dal centro del mondo. Eppure Lucifer è anche uno dei personaggi più buoni, generosi, sensibili e umani che io abbia mai incontrato sullo schermo. Chi lo ha disegnato, non ha sbagliato proprio nulla. Questa serie tv è una trasposizione fantasy del rapporto disfunzionale tra genitori e figli. Lucifer è il figlio che si ribella, che perde tutto, che ama di più. Per tutta la sua esistenza – e nel suo caso si tratta di milioni di anni – Lucifer non fa altro che cercare l’amore del padre. Più le puntate vanno avanti più è chiaro che l’insicurezza ha scavato una voragine dentro di lui. Lui, di sé stesso, vede solo i limiti, le ombre, le mancanze e non riesce a concepire che qualcuno lo trovi amabile. Venerabile sì, ma amabile mai. Gli angeli di Neil Gaiman si autorealizzano, questo vuol dire che perdono le ali, restano feriti oppure sono invulnerabili, cambiano aspetto e hanno poteri più o meno forti in base a ciò che pensano di loro stessi. Lucifer ha l’aspetto di un bellissimo umano ma ha anche un volto da diavolo, con la pelle rossa e ustionata, gli occhi di fuoco e i lineamenti deformati. Un volto spaventoso e malvagio. Un giorno suo padre (DIO) gli chiede con tristezza e commozione “Perché Lucifer hai scelto per te questo volto?”.

Questa serie tv per me è piena di significato, di insegnamenti, di stimoli di riflessione. Ciò che ho amato di più è che ogni personaggio ha una dose massiccia di oscurità e ci fa i conti a modo suo, fino in fondo.

Tutto quello che succede gira intorno al fatto che Lucifer non è in grado di sentirsi degno perché lui, insomma, è Samael, il Diavolo, il rinnegato, l’esiliato dal Paradiso, una creatura malvagia. Chi mai potrebbe volere al proprio fianco un essere del genere? Ovviamente nessuno. Eppure la necessità di esserci per questo amore e per i suoi amici, stravolge il concetto stesso di Inferno.
Perché c’è una seconda possibilità perfino per il Lucifero.
C’è una seconda possibilità per tutti noi.

La vita vince, sempre.
E quando la vita vince, io esulto.
E imparo la lezione.

Ripercorro i miei passi fin qui e rivivo i momenti nei quali anche io non mi sono sentita degna, amabile, meritevole. E sono tanti, credimi sulla parola. Per lunghi anni ho creduto con ogni cellula di me stessa di essere profondamente sbagliata. Mi sono fatta un culo pazzesco per far cambiare idea agli altri. Allora non sapevo che siamo noi ad autodeterminarci. All’Inferno non ti ci manda Dio, ti ci spedisci da solo e molte volte ci finisci molto prima che arrivi la tua ora.

Per contrastare il senso di inadeguatezza ho costretto me stessa a fare tutto al massimo delle mie capacità, a dire sempre la verità, a non tradire, ad essere sempre corretta, sincera, integra, coraggiosa, meritevole, degna. Mi sono data delle regole rigidissime, ho imparato a tenere duro, ho stretto i denti, ho dato il centodieci per cento. È stato un allenamento durissimo e sono stata tra le grinfie del dittatore più feroce e intransigente che ci sia: io.

Per tanto tempo ho pensato di essere una brutta persona. Ho creduto che la mia oscurità fosse più nera, buia e grande di quella degli altri. Ho combattuto il mio lato oscuro e mi sono fatta malissimo. Ho pensato di poterlo distruggere, poi ho capito che ci avrei rimesso tutto. Quel buio è una parte fondamentale di me. È me. (Non avevo ancora visto Star Wars).

E così ho cercato ogni briciolo di luce che c’era dentro di me e l’ho evocato, raccolto e custodito, mi ci sono aggrappata con tutte le mie forze, finchè piano piano ne ho fatto una lanterna che mi ha aiutata a orientarmi e a ritrovare la strada di casa. La mia vera casa.

E così, tanti anni fa, ho iniziato a sentire che dentro quel buio c’era qualcosa di buono. Una parte incontaminata, luminosa, sensibile, romantica, innocente, creativa, colorata e terrorizzata. Mi sono fatta coraggio e mi sono tolta la corazza – pianino pianino, un pezzo per volta – perché quella parte di me aveva bisogno di aria, di luce, di sole e di calore. Ho fatto una fatica pazzesca, sai? Ci sono stati dei momenti in cui mi tremavano le gambe. Secondo me dei pezzetti ce li ho ancora addosso perché ogni tanto scricchiolo. Mi sono nutrita di bellezza, di colori, di musica, di profumi, di buon cibo, di parole, di storie, di natura, di panorami, di sole, di bagni caldi, di lunghe docce. Ho imparato a prendermi cura di me, della mia casa, delle cose e delle creature che amo.

Soprattutto io ho imparato a scaldarmi e a scaldare e credo sia per questo che quando sei qui con me ti senti al sicuro.
Ho le spalle larghissime.

Faccio ancora una fatica tremenda a fidarmi delle persone e raramente credo a chi mi fa i complimenti, ma ho fatto dei passi avanti miracolosi. Sembrano piccolini se li guardi distrattamente, ma se ti fermi un attimo in più, senti che sono delle vere rivoluzioni. E sono di vitale importanza.

Sì, perché io oggi scelgo me.
Sto dalla mia parte.
Mi perdono.
E non avrei mai pensato fosse possibile.

La cosa più incredibile è che ho percepito di essere quell’esatto mix di luci e ombre e di non voler rinunciare a nessuna dose di ciascuna parte perché è quella proporzione a rendermi così particolarmente me. So tirare fuori un coraggio da leone ma anche una tenerezza incredibile. Sono forte, onesta, sensibile, capace, affidabile, sincera, intelligente, creativa, profonda, determinata e generosa. E sono anche tutti i lati ombra di queste cose. Ma non potrei essere diversa. Io non voglio essere diversa da me. Non più. Io non sono sbagliata. Io mi servo tutta intera. E serve a chi mi ama e a chi crede in me che io sia Floriana Brianti.

Non sono facile, lo so.
E non è facile starmi vicino, me ne rendo conto.
Eppure è bello, lo sento.

Comunque il mio viaggio alla scoperta di me non è di certo finito, amicə miə.
Non sono ancora completamente nella mia pelle. Ci sono dei passaggi da fare, degli angoli da scoprire, molte zavorre da lasciare andare, dei rami da potare, delle consapevolezze da integrare, dei miti da sfatare.

L’anima e tutto ciò che riguarda lo spirito, sono per me argomenti di fondamentale importanza per questo studio e leggo, ascolto e cerco. La settimana scorsa una mia amica mi ha mandato questo link perché condividiamo la passione per i test. Beh, devo dire che sono rimasta sorpresa da quanto la descrizione del mio tipo di personalità si avvicini alla realtà (Dai, fallo anche tu! Io sono Argomentatore, il 3% della popolazione e ovviamente mi farebbe piacere sapere ‘chi’ sei tu!).

Mi serviva questo specchio per guardarmi con un po’ di distacco e soprattutto per addentrarmi ancora un po’ in un argomento che mi sta profondamente a cuore: la diversità.

Il mio desiderio di essere diversa nascondeva un grande bisogno di omologazione, di normalità. Ma la normalità non esiste. Non è reale! Leo Buscaglia in uno dei libri che ho amato di più in tutta la mia vita ha scritto:

la tua responsabilità più grande è diventare tutto ciò che sei, non soltanto per il tuo beneficio, ma anche per il mio.

Tutto ciò che sei, capito? Non un pezzettino di te, quello che piace di più a mamma e papà, ma t-u-t-t-o. Tutto.

C’è da prendersi la responsabilità di essere unicə. È tempo. Siamo anime indipendenti nate per brillare di luce propria. Ciascunə di noi deve trovare la sua luce e sentirsi a casa nella propria pelle nonostante le ombre, i lati oscuri e i fantasmi che popolano l’esistenza di ciascuno di noi. Non ci sarebbe nessun motivo per evolverci se tutto filasse perfettamente liscio, no?

Quando ho aperto il Ghirigoro ho scelto di esserci per tuttə coloro che sono in cerca di meraviglie, di qualcosa di unico, di irripetibile, di coraggioso e indipendente. Mi piace pensare che la bottega sia un rifugio per tuttə quellə che credono nel tipo di valore che non ha nulla a che fare con il prezzo. Chi viene qui credo stia cercando qualcosa di autentico, forte, eterno, audace. A me non interessa creare eventi di tendenza, brand omologati, progetti o prodotti allineati alla moda. Quello che desidero più di tutto è che tutto quello che esce da qui sia originale e capace di rappresentare fedelmente le persone alle quali è destinato.

Lo so che ci vuole un coraggio da leoni per trovare il proprio tono di voce (e il proprio posto nel mondo), ma credi sinceramente che ci possa essere qualcosa di più sensazionale che incontrare sé stessi e abbracciarsi?
Io credo proprio di no.
E sono qui per dimostrartelo.

Tua, Floriana